Prefazione a tredici anni di distanza
Sapevo per certo che alcune cose erano giuste; la scuola perchè altrimenti nessuno ti assumerà, e poi ascoltare i genitori perchè ci sono passati prima di te (forse, ma non credo poichè erano altri tempi, anche se magari certe cose erano vere ieri e lo sono pure oggi).
Odiavo la parte disciplinata della scuola, quella che pretende il tuo culo sulla sedia e i gomiti sul banco, odiavo ascoltare le lezioni che non suscitavano in me interesse e quelli che si sforzavano di stare attenti e quelli che ci stavano e capivano poichè io non ne ero capace.
nota tecnica1: Perchè risalgo ad allora? Perchè confrontando pensieri e ricordi capisco che probabilmente era già tutto predisposto.
In un giorno senza sole mando a fare in culo la scuola, all'improvviso ma annunciandolo con i miei atteggiamenti alcuni mesi prima.
nota tecnica2: i miei per punizione mi regalarono una moto
(Procedo nei miei ricordi con un po di umorismo, daltronde è una prefazione e non deve, credo, annoiare nessuno)
Gironzolo per qualche mese come una specie di James Dean dei poveri e mi concedo il sollazzo del "primitivo" rock degli AC/DC, poi arriva l'estate del 1991.
Capita, a dire il vero nelle meno originali delle storie, che chi parte alla conquista di una ragazza finisca poi per cuocersi dell'amica. Mi spiego: S, che mi piaceva, aveva un'amica di nome A. Io per merito del fato passai da S ad A.
Tutto questo probabilmente ancora non "illumina" chi legge, e la domanda spontanea sarà: cosa c'azzeccano gli attacchi di panico con tutto ciò? Amico mio, mi direte poi, ci stai facendo perder tempo o cosa?
Io invece di rispondere rimando chi legge alla nota tecnica n1.
A era bellissima, la fata di un poema che scioglie il cuore, una ragazza del mio paese che divenne prima una mia grande amica (e io me ne innamorai perdutamente), poi mi uccise consegnando alle mie labbra il primo bacio nell'ottobre del 1991. Quel bacio lungo le rive del fiume artificiale mi catapultò in un miraggio d'amore, una sorta di idilliaca visione del futuro al fianco della mia donna. Non ne avrei mai voluta un'altra, lei era l'unica, lei mi aveva inconsapevolmente stregato nella magica estate del 1991.
Tutto bello, bellissimo, ma estremamente fragile.
Quando divenni uno zombie travolto dalle pene dell'amore trovai ristoro nell'utilizzo dei cannabinoidi. Scoprii l'hascisch come un bambino scopre il gelato e altrettanto golosamente ne pretesi sempre più.
Fumare le canne mi dava pace; ridevo e mi sentivo perso al punto giusto. Arrivarono anche i Doors con le loro melodie ipnotiche e prima di andare a letto davamo sfogo a tutta la nostra fame chimica.
La verità è che in fondo all'anima mi sentivo svuotato e sapevo di dover reagire. Fu così che decisi di concedermi un'utima notte brava. Mi sarei lasciato tutto il marcio alle spalle allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1992.
Scrivere quello che segue mi costa. Non ci avevo più pensato e quel giorno è sepolto nei miei rimorsi.
Dopo una notte in discoteca a festeggiare l'utimo dell'anno decisi di seguire un gruppo che non era il mio per proseguire la festa, anzi il festino, in una specie di sperduta baita di montagna.
Li calai una pasticca, era exstasy.
La parola viaggio andato male vi è familiare?
Un viaggio andato male è uno stato di angoscia amplificato dalla droga che avete ingerito, un partenza che rischia di essere senza ritorno.
Ricordo uno schiaffo dato per farmi riprendere, volti appannati e le pareti che a volte non c'erano. Andò esattamente così.
Probabilmente è successo a molti altri coglioni come me, tuttavia al ritorno da quel 1 gennaio 1993 non riuscivo a convivere con i sensi di colpa. Nella mia mente ero un drogato che si era bruciato, un povero rincoglionito dalla droga. Tengo a precisare che nella mia breve esperienza con le droghe più o meno leggere ho "assaggiato solo" un paio di pastiglie, ma la mia vita era per certi versi cambiata.
____Stop
6 Comments:
ciao, non ho molte parole per descrivere le impressioni ke ho avuto leggendo il tuo sfogo. Sto vivendo indirettamente il problema, perchè il mio uomo ne soffre da anni, ma io nn sapevo nulla, è stato bravissimo a mascherare, come dici tu. Poi un maledettissimo giorno, ha avuto un attacco mentre facevamo l'amore...da allora è un calvario, lui ha paura di stare con me, ha paura di rivivere quella cosa, e a me associa quell'evento ormai...non so cosa fare, ho provato a parlarne, ad informarmi, a stargli vicino...Ti sembra possibile che una storia possa finire per questo? Vorrei un tuo consiglio, un parere basato sulla tua esperienza...vorrei capire di più...! rispondimi sul tuo blog se vuoi grazie.
Convinci il tuo uomo ad affrontare il problema...
Purtroppo una volta avuto un attacco in una determinata situazione si tende ad associare il momento all'evento e quindi a scappare anche dalle persone che erano presenti... e se il tuo ragazzo arriva addirittura ad evitare chi ama significa che è in una fase piuttosto acuta del problema e serve una cura al più presto...
A te consiglio di documentarti più che puoi sugli attacchi di panico e poi, ripeto, convincilo a curarsi!
in bocca al lupo! ciao
Cisco1073
grazie davvero per avermi risposto Cisco, in realtà sono davvero disperata, ho passato giornate intere su internet, credo di sapere talmente tanto sul dap che prima o poi lo sentirò su di me...gli ho dato consigli, indirizzi di medici validi, ho cercato di fargli capire che non deve piu sopportare e farsi condizionare la vita...ma lui insiste a fare da solo, mi dice bugie, sta diventando aggressivo e io soffro molto, ma credo di non poter fare niente altro...forse solo aspettare che sia lui a convincersi, lasciandolo solo...tu che ne pensi? In questo caso essere duri può aiutare?...forse come hai detto in un passo del blog, provare un dispiacere come quello di potermi perdere lo deconcentrerà da se stesso e lo farà riflettere...boh! :-( Scusami è solo uno sfogo, mi sento impotente, ho anche pensato che i farmaci che dice di aver preso gli abbiano fatto l'effetto contrario di quello che hai avuto tu e lui da uomo duro quale vuole apparire sempre, si vergogni di dirlo...
Non ho la competenza necessaria per dirti fai quello o quell'altro, posso solo riportare quelle che sono le mie esperienze.
Quindi ti dico che uno scossone come quello che provaca l'essere lasciati a me ha giovato. Nel senso che mi deconcentrai dai miei problemi.
Ma la cosa migliore è una terapia, poichè il dispiacere della perdita potrebbe essere solo un diversivo momentaneo e in seguito tutto tornerebbe a galla...
Il tuo lui deve rivolgersi ad un bravo specialista e con la cura giusta troverà subito giovamento; io lo sto' sperimentando sulla mia pelle...
Capisco che per un uomo non è facile ammetere di avere certi problemi e che può sembrare una cosa da deboli... ma sono solo sciocchezze poichè nascondersi come ho fatto io è da deboli, mentre affrontare il problema è la scelta più saggia e soprattutto SALUTARE!
grazie ancora, in ogni caso mi sei stato utile per verificare se stesse giocando un pò con questa cosa, ovunque si parla di fobia del luogo dove ti può succedere (allora mi sono detta ok cambiamo posto!), ma non mi sembrava possibile che l'evitamento potesse anche essere esteso alle persone presenti...non mi consola certo, ma mi aiuta a capire meglio...se ti raccontassi cosa mi sono inventata x aiutarlo, moriresti dal ridere...chissà se voi uomini duri vi rendete conto di quanta energia sanno avere le donne! Ci risentiamo, ciao ;-)
descrizione perfetta
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