12 dicembre 2005

Alti e bassi

E' veramente lunga la lista delle volte che sono stato male. Per la precisione ne elenco un po: in spiaggia e mi rintanavo sotto l'ombrellone, in discoteca e speravo che arrivasse quanto prima l'ora di andarsene, in pizzeria e tanti saluti alla cenetta rilassante, di notte nel mio letto, di giorno in auto...

Alcuni attacchi di panico mi sono rimasti impressi per quanto sono stato male:
nel 1996, appena giunti all'isola d'elba per il campeggio
nel 1998, in vacanza in Sicilia
al cinema a vedere: Life, Il mostro, star wars episode 1 (dovrei smettere di andare al cinema??)
Al pub ormai defunto la sera che ho conosciuto P
Due mesi prima che nascesse mio figlio, quando io e la mia compagna siamo usciti con le sue amiche e i loro fidanzati

Una lista che significa ben poco, ma mi andava di farla perchè ogni volta che ti senti tanto vicino a morire ne esci debilitato, derubato di un pezzetto di libertà.


Spesso mi sono sentito in colpa. Pensavo (e mi facevano pensare) a tutte le cose che ho attorno e mi dicevo ( e mi dicevano) che al mondo, come sappiamo, c'è chi soffre veramente e lotta per la vita tutti i giorni. Ma la verità è che non puoi stare meglio pensando a chi se la passa male...
Al panico non gliene frega della gente che si spara e non è libera di dire/fare quello che vuole, non gliene frega niente di chi muore di fame e malattie. E poi mi sembra veramente da stronzi "utilizzare" il male altrui per cercare di sentirsi meglio. Oggi come oggi a chi mi dice ciò rispondo con un sonoro vaffan'culo!

In 13 anni solo una frase m'è sembrata vicina alla soluzione.
La frase era: ma guarda che tu non devi mica combattere niente...
Negli anni ho ripensato spesso a queste parole, non perchè fossero la soluzione in assoluto ma perchè nella loro semplicità c'erano molto vicine, una specie di indizio.


Una donna, il mio problema, la maschera che vacilla...
Per la serie spero che sia d'aiuto a chi ne soffre e ha una compagna/o
Nell'autunno del 1993 iniziai una storia con una ragazza di nome R.
Già in fase di approcci amorosi e via dicendo il mio disturbo si era come fatto da parte, una specie di cortesia fatta all'amore.
In quasi 3 anni di storia R non ha mai saputo, ad R non ho mai detto una parola, oggi mi chiedo come ho fatto...
Come si può avere una relazione e tacere su una cosa tanto importante? Sicuramente adesso non ci riuscierei, probabilmente allora era più bravo...
Spesso lei si lamentava che si andava poco a cena fuori, che si andava poco al cinema, che insomma eravamo degli asociali. Mi diceva: Ogni volta che ci vediamo è per imboscarsi a fare l'amore...
Premetto che gli attacchi di panico mi portarono alla depressione; chiaramente se devi vivere limitandoti perchè temi di andare in un posto o in un altro prima o poi il crollo arriva.
E devo dire che il sesso può essere una consolazione momentanea, ma assolutamente non è la soluzione purtroppo.
Che dire... inevitabilmente poi la storia naufragò. Anche, e devo dirlo, a causa dei miei sbalzi d'umore.
Il bello è che quando lei mi ha lasciato gli attacchi di panico sono scomparsi. Allora capii che se ci sono dei pensieri intensi tipo il dolore per una perdita, l'innamoramento e/o novità varie il disturbo si fa da parte, per "magia" scompare.
Ero ormai convinto di averli scacciati dalla mia vita, il loro ricordo mi sfiorava a malapena quell'inverno del 1995.
Andavo nei locali con i miei amici, in giro, a cena fuori del tutto rilassato e felice.
Poi, nuovamente la notte dell'ultimo dell'anno...
La cena era stata perfetta fra risa e battute varie, poi in discoteca a Viareggio e mentre mi divertivo... crack!
Una sensazione familiare allo stomaco, la sensazione di essere perso, la sensazione di una mano che non trovi in mezzo alla folla. Respirare diventa difficile, le mani sudano, il locale mi pare stretto, l'uscita irraggiungibile; devo andarmene.
Mi metto seduto, crollo a sedere, crolla tutta la mia sicurezza, sono tornati...
Non è una attacco fortissimo e dopo un po riesco a tranquillizzarmi, sempre sorridendo, sempre con la faticosa maschera da sorreggere davanti a chi mi circonda...
Come dicevo non fu un attacco dei peggiori, ma riuscì a demoralizzarmi poichè un problema che mi pareva sconfitto in realtà non lo era.
Risultato: torni al punto di partenza, ti sembra di non esser mai stato bene e la disperazione fa capolino...
Negli anni ci sono stati periodi di benessere in cui andavo in giro ecc... e periodi in cui mi rintanavo nella mia cripta e la cosa difficile è spiegarlo agli amici che fanno domande.
La serie di frasette/domande che odio è:
Sei scomparso...
E' un po che non ti si vede...
Che combini?
Stai bene?
Sabato sera che hai fatto? avevi il cell spento...
Difronte a queste frasette ti senti in dovere di trovare le bugie più fantasiose ma all fine, quando sei stufo di mentire, fai il vago e inevitabilmente ti prendono per suonato...

1 Comments:

At 3:29 PM, Blogger valentina said...

ho iniziato a leggere il tuo blog e lo trovo molto interessante pur non avendo mai avuto attacchi di panico.
Concordo con te quando parli degli altri che ti dicono "ma la tua vita è serena, non ti manca nulla, che cos'è che ti fa stare così?". Non ha alcun effetto dire a una persona depressa "cerca di stare su" o "guarda il cielo e sorridi".
v

 

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