14 dicembre 2005

Un fine settimana

Di sabato mattina prendo il treno alla stazione della mia città. E' una mattina grigia, sono più o meno le 6. Sul treno ci sono pochi studenti universitari. All'idea di prendere il treno ho dormito pochissimo, ma in viaggio mi sento tranquillo, ascolto del blues.
Scendo a Firenze e prendo la coincidenza per Bologna. Il treno è affolato, mi siedo, sfoglio una rivista e cerco di stare tranquillo. Non starò male, non sverrò, non accadrà niente di niente.
Il treno si ferma, sono a Bologna. Il viaggio è durato meno di quanto m'immaginassi, ne sono felice e quasi incredulo chiedo conferma al tipo incravattato che mi stà di fianco.
Il personaggio conferma che siamo a Bologna.
Abbiamo fatto prestissimo... gli dico con l'enfasi di uno che si è appena tolto un dente e temeva il peggio. Il tipo mi guarda strano, me ne frego...

Sono a Bologna grazie ad una chat. Ho conosciuto una ragazza più grande e dopo alcune settimane di chat e telefono mi ha invitato a trascorrere il fine settimana a casa sua.
E' il 1999, lei si chiama P, ha 34 anni. Naturamente ignora il mio disturbo DAP.
Andiamo fino a Ravenna dove lei abita; sto bene, niente ansia, lei mi piace, parliamo del più e del meno con un po di imbarazzo.

Guardiamo Matrix sul suo letto poi ci baciamo, poi facciamo sesso. Sto molto bene, niente ansia, niente pensieri angoscianti. Dopo cena però ho una strana sensazione, qualcosa incombe, ma cerco di non pensarci. Facciamo altre cose, parliamo e alla fine andiamo a letto.
Cerco altro sesso per distrarmi e ci riesco, all fine mi addormento pure.
Alle 7 spalanco gli occhi, come per un'incubo, ma non ricordo alcun sogno ne bello, ne brutto.
Lei dorme, cerco di rilassarmi osservando la sua nudità; è così tiepida, liscia, ma io ho dentro qualcosa che non va. Sto sudando e mi manca l'aria. Penso che c'è un treno da prendere, penso che dovrò probabilmente mascherare il mio star male. La cosa mi terrorizza. La cosa mi fa sentire un perfetto idiota, una nullità.

Dopo un po lei viene a bussare alla porta del bagno, io sono seduto sulla tazza con la testa fra le mani. Sto veramente male, quasi da implorare aiuto.
Lei mi dice che è nuda, mi dice di farla entrare che nella vasca ci stiamo pure in due, poi ride.
Io mi perdo tutto ciò, non riesco quasi a risponderle. Tutto rovinato, tutto in fumo, il panico vince ancora, si porta via la mia vita, trasforma le mie esperienze. Maledetto!

Alla fine trovo una scusa, mi faccio accompagnare alla stazione, indosso con tanta fatica la solita maschera di finto benessere. Lei è amareggiata, non capisce del tutto la mia fretta di andarmene.
Ti sei stranito, mi dice
Io nego, nego l'evidenza, sorrido e non so perchè. Mi dico... diglielo! racconta... e' una donna intelligente, siete amici, c'è dell'intimità, butta fuori sto rospo. Ma non lo faccio, non ce la faccio.
L'ansia mi chiude lo stomaco e prima di montare sul treno le do un bacio a denti stretti perchè ho la nausea e perchè lei è bella e io me ne vado così, all'improvviso, sconfitto dal mio malessere.
Appena il treno s'immerge nei paeaggi della Toscana mi tranquillizzo, mi viene pure fame e poi mi metto a leggere la bozza di un racconto. Casa è ormai vicina. Mangio, bevo una coca, poi leggo ancora mentre penso a com'è andata e mi dico che non è successo niente, ma non è vero.