02 febbraio 2006

Simili nel branco

Anno 1994, siamo al mare, i ragazzi parlano del militare... per un certo periodo non facevano altro, parevano dei reduci.
Nessuno di loro ha mai capito veramente perchè io non ho fatto il servizio di leva; almeno per questo il DAP mi è servito. Ma non è di me che voglio scrivere.
Il nuovo personaggio si chiama Flavio, un tipo simpatico che gioca a tennis, un bel ragazzo.
A lui chiedono: perchè non hai fatto il militare?
Lui risponde: ATTACCHI DI PANICO
Un idiota di nome Pino simula un grido isterico e strabuzza gli oocchi. In quel momento lo avrei ucciso se non fossi stato intento a scrutore fin dentro l'anima Flavio.
Penso che ho l'occasione di parlarne davanti ai miei amici e che forse finalmente ho trovato qualcuno con cui confrontarmi e penso che non me ne ero mai accorto e non sare mai arrivato a capirlo, quindi gli chiedo: ne soffri veramente?
Lui esita per un attimo, vacilla. Riconosco quella smorfia; trattasi di una lotta interiore, una bestia che ne divora un'altra, e un'altra che le divora entrambe. Si lotta così per apparire normali, per non lasciar cadere la maschera.
E la risposta che Flavio mi da è: see... assolutamente no...

La maschera ha retto. I ragazzi gli dicono che è stato furbo ad evitare il militare, gli dicono che tanto sulla testa non ci capisce niente nessuno.
Ma io non gli credo, io ho visto quell'attimo eppure questo non cambia assolutamente niente.
Quel giorno capii di essere anche io un'insospettabile, cioè uno che non l'avresti mai detto.
Alcuni mesi dopo, finita l'estate, mentre rientro da lavoro in auto mi capita di dare un passaggio a Samantha, una mia ex compagna di scuola, e parlando del più e del meno lei mi dice di spronare suo cugino ad uscire con gli amici, mi dice di telefonargli perchè lui la domenica esce con i genitori. Indovinate chi è il cugino di Samantha...
Io gli dico che credevo che Flavio la domenica si riposasse perchè la mattina insegna al club del tennis in paese.
Lei mi dice che non insegna più e che se ne stà sempre a casa e che ha mollato l'università e che esce solo se accompagnato dai genitori.
Le prometto che farò qualcosa, ma è una bugia.
In seguito l'ho rivisto, so che si è sposato e spero sia felice.

Ora torno a me...
Perchè non andai a cercarlo anche se era un "simile"?
Perchè temevo mi avrebbe ricordato i miei problemi, perchè non avevo minimamente voglia di trovarmi faccia a faccia col mio problema nel corpo di un altra persona, ecco perchè...
Mi chiedo cosa farei oggi. Tendere una mano tacendo sul fatto che abbiamo lo stesso problema mi sembra veramente da idioti e ipocriti. E poi se oggi si venisse a sapere del mio problema fra i ragazzi del mio vecchio gruppo non me potrebbe fregare di meno. Non darei tante spiegazioni, e sospetto che molti di loro non capirebbero o chi lo sa...
Ad ogni modo il motivo per cui non mi feci avanti con Flavio è proprio per il fatto che temevo si venisse a sapere del mio problema e poi anche perchè non ero certo della sua reazione.

Siamo complessi e fragili, un gran casino in un mare di chiacchiere.